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Come una legge senza fine dòmini
le cose nate per sè stesse, eterne...
Tanto discerne quei che non discerne
i segni convenuti dagli uomini. 136

Ma come cadde la tua fede illesa:
fede ristoratrice d’ogni piaga
per l’anima fanciulla che s’appaga
nei simulacri della Santa Chiesa? 140

Come vedi le cose? Senza fedi,
stanco, sul limitare della morte,
sai vivere sereno, o vecchio forte,
sorridere pacato... Come vedi? 144

Guardi le stelle attingere i fastigi
dell’abetaia, contro il cielo, e l’orsa
volger le sette gemme alla sua corsa:
senti il ritmo macàbro delle strigi 148

e il frullo della nottola ed il frullo
della falena... Pel sereno illune
spazi tranquillo, vecchio saggio immune.
La tua pupilla è quella d’un fanciullo. 152

Qualche cosa tu vedi che non vedo
in quell’immensità, con gli occhi puri;
«Buona è la morte» dici e t’avventuri
serenamente al prossimo congedo. 156

Ancora sento al tuo cospetto il simbolo
d’una saggezza mistica e solenne;
quello mi tiene ancora che mi tenne
strano mistero, di quand’ero bimbo. 160