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178 agra: l'immacolata

sa in uno stipo, la Moschea della Perla, bianca, translucida, semplice di linea e solenne; e là, in fondo alla città, candido nella sua cerchia di cipressi e di palme, il Tai-Mahal: il più puro esemplare di bellezza funeraria che la speranza umana abbia innalzato alla disperazione della morte.

Agra, 18 gennaio.

Oggi, costeggiando le rive del Giumma, contemplo dal basso il maniero ciclopico e stento a ritrovare con gli occhi le loggie, le verande di trina marmorea dove ieri ho sognato a lungo nel tramonto di brace. I palazzi di marmo incantato appaiono come un sottile frastaglio niveo alla sommità della mole rossigna, la quale esisteva già mille, due mila anni or sono, ai tempi delle origini braminiche, ai tempi dei re Giaina e Pali. I Gran Mogol, ultimo giunti, sovrapposero alla mole espugnata la loro dimora aerea, ed il granito fulvo della fortezza ciclopica fiorì di marmi candidi nell’azzurro del cielo.

Oggi i signori e le belle dormono al piano in un’altra reggia: quella dei mor-