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200 giaipur: città della favola

nostre più belle vie europee, tracciate, ornate, colorite sul modello unico, secondo la dispotica volontà del sovrano. Giaipur è un’immensa città costrutta pel capriccio di un solo, come si eseguisce una veste, una collana, uno stipo. Tutto è color di rosa a delicati fiorami bianchi: rosa le case, gli archi, le cupole, i minareti delle moschee, le guglie delle pagode.

Dalla veranda dell’albergo osservo sbigottito e non so darmi pace. Siamo giunti da un’ora, dopo tre giorni di ferrovia, in mezzo all’India desolata, stanchi dall’ardore polveroso, rattristati dal paesaggio che si fa sempre più squallido, come un’infinita pianura di scorie avvolta da un’atmosfera non più terrestre, non più respirabile. Quale differenza dalla verzura, dalla fresca penombra degli Stati del Sud! Tutto muore negli Stati Rajputi: anche gli agavi, i palmizi-palmira, i cacti a candelabro, questa tenace vegetazione di stoppa, di cuoio, di zinco.

E sarebbe la carestia classica, la Fame dei tempi andati, la sorella del Colera e della Peste, quella che secondo il poeta «viene a tracciare in India sul libro ma-