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214 giaipur: città della favola

tocciate dall’arsura, s’alternano cannoni dorati e inargentati, inutili e grotteschi come le soldatesche che fanno i loro esercizi nel cortile sottostante: uomini alti e snelli come fanciulli, dalle strane divise miste di rigidezza britanna e di cenciosità orientale. Cose di una malinconia esotica intraducibile a parole.

E più malinconico di tutto il grande edifizio dell’Osservatorio Astronomico, fondato dal Maraja Ge-Sing, l’innamorato delle stelle, l’astronomo che diede alla scienza un contributo riconosciuto anche dalle società occidentali. Nel cortiletto interno, in mezzo ad una vasca senz’acqua, un immenso sferisterio sembra girare sulle spire arcuate del serpente in marmo che lo sorregge. E intorno sono attrezzi e costruzioni strane, in metallo ed in pietra, incise a formule misteriose non meditate più che dagli scoiattoli. In alto, il muro di una specula è tutto coronato di scimmie piccoline, strette l’una all’altra, freddolose al vento polveroso della sera. E i segni zodiacali s’alternano ad un’infinità di musetti pensosi e di code pendule.