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224 l'olocausto di cawnepore

pei contro la falange furibonda! Eppure il manipolo resiste una settimana, due, tre, resiste fino alla morte per difendere le donne e i fanciulli che si stringono allibiti alle spalle. Le pareti decrepite crollano, sotto le granate, un bastione è aperto dal nemico: i difensori improvvisano trincee sotterranee; combattono nel fango. Comincia la stagione spaventosa delle pioggie tropicali. Donne, vecchi, bambini affondano nel paltume, si sviluppano il vaiuolo e la peste; nel cortile del forte si sotterrano i cadaveri; mancano le munizioni, mancano i viveri: le donne rifiutano il cibo per risparmiarlo ai bimbi e ai difensori: si vive di speranza: la notizia dev’essere giunta a Calcutta, ad Allahabad: la colonna liberatrice è forse alle porte.

Poi anche la speranza dilegua: è la disperazione, la morte certa: oggi, domani. Ed ecco il nemico farsi clemente. Nana Sahib propone al generale Wheeler una capitolazione; il generale si sdegna, rifiuta, ma la moglie, un’indigena, lo scongiura ad accettare; il generale esita; le donne, le madri implorano, impongono il consenso per i bimbi morenti di fame. E Wheeler