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il fiume dei roghi 243

le carname in fiamme deve fornire a queste rive l’ora della peste!

Approdiamo. Due cadaveri sono in molle nel fiume, legati ad una corda, fluttuanti nel sudario candido per l’ultima abluzione di rito. Un altro finisce di ardere, irriconoscibile ormai; solo i due piedi si protendono fuori delle fiamme, contratti, le dita divaricate come in uno spasimo estremo; saranno gettati nelle fiamme per ultimi, poichè è consuetudine di lasciare i piedi fuori del rogo, rivolti verso il fiume, simboleggianti l’ultimo avvio. Questi roghi non sono grandiosi.

La nostra fantasia immagina cataste eccelse, nubi avvolgenti ogni cosa in vortici odorosi, cerimoniali e preghiere solenni: i roghi dei martiri e dei poeti. Nulla di tutto questo. Una semplicità che sa lo squallore. I roghi sono piccoli, simili a lettucci, a fornelli in cemento, appena capaci d’un corpo umano, e il legno si direbbe misurato con parsimonia, in questo paese delle grandi foreste! E negli addetti, quale frettolosa indifferenza! Ecco: il cadavere è tolto dal fiume con una specie di barella a grate, è disteso sul letto di ce-