che mi circonda non è consolatrice, mi ricorda di continuo la spaventosa distanza dalla patria; l’illusione non è possibile nemmeno limitando lo sguardo in terra; il piede s’avanza ora fra muschi, licheni mostruosi simili a polipi o a masse madreporiche, ora passa sul tappeto cinerino della mimosa azzurra cingalese, e il passo lascia una strana impronta che s’allarga in pochi secondi, con la contrazione dolorosa del mollusco offeso. Ai lati, in alto, è il tripudio della flora vegetale e della flora vivente; strani insetti (fasmidae, phillum, ecc.) imitano i rami e le foglie, farfalle enormi abbagliano nel volo, come una brace verde e azzurra, e, posate, si chiudono in un grigiore di foglia morta; fiori strani, petali di carne rosea e sanguigna, di porcellana candida o azzurra, fiori che nessuna parentela hanno con i nostri, foglie più belle dei fiori, a cuore, a calice, a scudo, lobate, dentate, frangiate, bianche venate d’azzurro e di rosso, rosse venate di bianco e di violetto, felci arboree agili come zampilli verdi, felci nane, capillarie fluttuanti nell’aria, come in fondo ad un acquario; e tutto è immu-