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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/110

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100 la marfisa bizzarra

3
     Il cavalier, che da quella è schizzato,
era quel Filinoro di Guascogna.
Perché da un sol rozzon fosse tirato
e dal staffiere, dirvi or mi bisogna.
In una pozza se gli era affogato
il cavai terzo e rimasto carogna,
ed era presso a Parigi un trar d’arco,
donde non volle rimanersi al varco.
4
     Perocch’egli è un fanciul soggiogatore
d’ogni riguardo e alle vergogne avvezzo:
— Dalla cittá non de’ rimaner fuore
— disse — quest’equipaggio mio, da sezzo;
e pose al tiratoio il servitore
dall’altra parte senz’alcun ribrezzo.
Lasciando nella pozza il cavai morto,
ridusse alfin la navicella in porto.
5
     Alcun di nuove fogge dilettante
dicea: — Questa debb’esser moda nuova:
da una parte il cavai, dall’altra il fante!
Certo il buon gusto qui sotto ci cova. —
Alcun ardito chiede al cavalcante:
— Che fate dello sprone e che vi giova?
Spronate voi per fianco quella rozza,
o spronate voi stesso o la carrozza? —
6
     Il servo ansante di sudor grondava:
avea ben altro in mente che rispondere.
La gente sempre accorreva e inondava:
parca ch’ella volesse il ciel sconfondere.
Filinor lo staffiere confortava,
dicendogli: — Su via, non ti confondere,
sciogli i forzieri; — e diceva alle genti:
— Or bene: io son colui dagli accidenti.