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canto quinto 105

23
     Vide a pie della scala Gan teneva,
come un gigante, un crocifisso Cristo.
Nel girar della scala che faceva,
eccoti innanzi un altro Gesú Cristo.
Nella sala maggior entra, e vedeva
la Via crucis. Per tutto c’è Cristo.
Filinor, ch’è golpon, tosto s’avvede
di qual umor sia Gano e di qual fede.
24
     Si trae il cappello e con la testa bassa
mette un ginocchio a terra e fa la croce;
ad ogni passo si segna e s’abbassa,
borbogliando orazion con umil voce.
Ecco Gan da Pontier che di lá passa:
Filinor non si move piú veloce,
ma torce il collo e si picchia e sospira;
poi, quando gli par tempo, a Gan s’aggira.
25
     E gli fa riverenza, e poi gli ha data
la lettera che a lui lo raccomanda.
Gan lo saluta e, la lettra sbollata,
vide per Filinor ciò che dimanda.
E disse: — Cavalier, vi sia donata
quant’assistenza io posso in questa banda,
e ben la meritate al parer mio,
che mi sembraste col timor di Dio.
26
     Chi in quel s’affida non può dubitare.
La coscienza netta è un gran conforto.
Io passai casi atroci, cose rare,
e mille volte dovevo esser morto.
Alle calunnie ed al perseguitare
io rispondeva sol: — Netto è quest’orto. —
La coscienza netta ed il timore
ch’ebbi sempre di Dio m’han tratto fuore.