Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/134

Da Wikisource.
124 la marfisa bizzarra

99
     Fa passi misurati e pettoruta
cinguetta a chi dianzi se le para:
con occhio seduttore ognun saluta,
quella moral seguendo ch’ella impara.
Di ott’anni è civettina divenuta:
si udia suonar per tutto: — Oh cara! oh cara!
onde Ardemia si gonfia e va superba
della sua figliuoletta Frine in erba.
100
     Giunsero dei visetti femminini
tardi, senza serventi né mariti,
benedetti dicendo i libriccini
che i pregiudizi hanno da noi sbanditi.
Eran donne con passi mascolini,
che gli antichi riguardi avean smarriti:
venian sole, ma pacche e riscaldate;
il diavolo sapea dov’eran state.
101
     Eran le stanze tutte quante piene:
piú non sapea Terigi dove attendere:
per gl’inchin riscaldate avea le rene,
e non ha piú ceremonie da spendere.
In gran faccende è don Gualtier dabbene,
che avea le cere tutte fatte accendere;
ed è per tutto, e grida che si smoccoli
e si raccolga il gocciolar de’ moccoli.
102
     Era una bella cosa il cappellano,
in cappel largo ed in veste talare,
che venia, de* staffieri capitano,
le tazze de’ gelati accompagnare;
e va diritto gridando: — Fa’ piano,
che tu potresti il vassoio versare.
S’io non ci fossi, credo che fareste
i gran marroni: oh che teste! oh che teste! —