Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/146

Da Wikisource.
136 la marfisa bizzarra

11
     Non dir ch’io t’abbia consigliato a questo;
ma corri giostra e tenta la fortuna.
Il fin di matrimonio è oggetto onesto;
rimorso io non mi sento in parte alcuna.
Nella tua concorrenza sia ben desto
ch’ella può tutto ed è molto opportuna:
però se memoriali a lei darai,
trenta pallotte certe conterai. —
12
     Filinor, che c’è dato, non dimanda:
verso Marfisa con Ipalca trotta.
Ma tra l’andar dall’una all’altra banda,
e il pigolar per via della marmotta,
e il consigliar e il chieder: — Chi ti manda?
e mille brighe che accadon talotta;
tre ore eran di notte, e ancor non era
giunto il putto, e Marfisa si dispera.
13
     Ruggero avea mandato sette volte,
e Bradamante, a dir ch’ella si mova.
Marfisa delle scuse addotte ha molte,
e finalmente scusa piú non trova.
Don Guottibuossi a far s’aveva tolte
quelle ambasciate, e ritorna e non cova.
Marfisa, irata, alfin disse: — Ser prete,
io v’ho, con chi vi manda, ove sapete.
14
     Attendo un cavaliere di Guascogna;
la mia parola esser de’ mantenuta.
S’egli non vien, seccar non vi bisogna,
perocch’io sono in questo risoluta. —
Ecco Rugger, che chiede se ella sog^a,
che la quinta staffetta era venuta,
e disse: — Io non so piú cosa rispondere:
voi fareste un esercito confondere. —