Vai al contenuto

Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/166

Da Wikisource.
156 la marfisa bizzarra

91
     Io non volli gfiammai, com’è costume
oggi di chi ha figliuole e poca entrata,
aprir la porta e dar luogo ad un fiume
di gfiovanacci e gente scapestrata,
per far che per l’amore o il poco lume
talora alcuna si sia maritata:
volli questo novello uso lontano,
perché temei la vostra santa mano.
92
     Se v’è in piacer che a Filinoro sia
dato il sigillo, io son di ciò contento:
chiedo sol modo a questa prole mia
di viver con fortezza nello stento.
O Vergin pura, o Vergine Maria,
conducete le man nel parlamento. —
Cosi diceva il signor di Bellanda,
dal pianto molle che dagli occhi manda.
93
     Né sospir differenti a que* del vecchio
manda la famigliuola afflitta e mesta,
commossa dal sentirsi nell’orecchio
il suon di quella umil santa richiesta.
Finito il sacrifizio, in apparecchio
sono Orlando e Dodone e menan questa
brigatella, infelice nella sorte,
del parlamento alle superbe porte.
94
     Qui posti in lunga fila da una parte,
marito e moglie e figliuoli e figliuole
fanno inchini al votante che si parte
per ire in sala, e non usan parole.
Dall’altra banda Filinor con arte
bacia faldoni e mai tacer non vuole,
e va pur ricordando quanto sia
d’antica stirpe e la genealogia.