Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/341

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appendice 331


Quel cattivo poema ebbe il destino ch’ebbero i triviali poemi ^ di Paris e Vienna, del Buovo d" Antona e di parecchi altri cosí fatti, comperati soltanto dal basso popolo.

Stanza 6.

Voi, che non isdegnate i versi miei
e de’ nostri buon padri avete stima...

Intendasi gli accademici g^anelleschi e tutti coloro che apprezzavano la puritá e l’indole della nostra lingua litterale, della colta poesia italiana in tutti i generi, ed erano fedeli agli antichi celeberrimi nostri conformatori e fondatori di quelle.

Stanza 14.

I romanzieri dall’eroiche imprese,
dalle battaglie e da’ sublimi amori
piú non si nominavan nel paese,
perché i moderni eran usciti fuori...

E sino a tutta la stanza 16 è satira dileggiatrice sul profluvio de’ romanzf pubblicati dall’abate Chiari, ed è pittura satirica sopra alcune commedie del Goldoni.

Stanza 17.

Altri scrittor piú dotti e disonesti
per i lor fini, a tal cominciamento,
stampavan libri sottili e infernali
dipingendo i mal beni ed i ben mali.

Cioè i sofisti perniziosi del secolo, i quali col pretesto d’illuminare il genere umano rovesciarono infiniti cervelli per universale sciagura e trambusto.

Stanza 48.'

Talor soletto andava passeggiando
lá dove son le dinunzie scerete...

.Si chiamavano in Venezia «denunzie secreta» alcune teste spaventose di marmo, fitte nelle muraglie de’ magistrati, le quali teste o mascheroni avevano una gran bocca aperta, in cui i delatori.