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352 | la marfisa bizzarra |
Inoltre quelle che nell’edizione Colombani, per un assai palese errore d’impaginazione, erano le ottave 12-5 del canto quinto, presero nell’esemplare postillato il posto che loro toccava logicamente, il posto cioè delle ottave 8-1 1; e cosí all’inverso.
Non ci pare necessario di fare troppe parole sui criteri, comuni a tutti i volumi degli Scrittori d’Italia, seguiti in questa ristampa. Basta avvertire che, oltre alla correzione di qualche svista tipografica sfuggfita al medesimo G., abbiamo rettificato anche alcuni evidenti errori di distrazione, se non, anche essi, meramente tipografici, che guastavano la struttura del verso (p. es., «avea» e simili per «aveva», e all’inverso; «lor» e simili per «loro», e all’inverso, ecc. ecc.). — E neppure mette conto di estenderci in particolari bibliografici. Purtroppo la Maifisa, non ostante i suoi innegabili pregi di vivezza e freschezza, che ne costituiscono uno dei migliori poemi eroicomici della letteratura italiana (tale anzi da esser collocata assai piú in alto di lavori congeneri, i quali godono da secoli reputazione troppo superiore ai propri meriti), non ha allettato finora nessuno studioso a farla oggetto d’uno studio critico. Bisogna dunque contentarsi dei magri accenni che si trovano in lavori d’indole generale intorno al G., giá catalogati quasi tutti in bibliografie speciali, ricordate dal Prezzolini nella Nota alla sua edizione delle Memorie inutili.
Nostro dovere imprescindibile è invece quello di manifestare tutta la nostra gratitudine al dr. Ricciotti Bratti del Museo civico e Correr di Venezia, il quale, assumendosi cortesemente per noi la parte piú delicata e ingrata del lavoro, ossia compiendo lo spoglio delle giunte e varianti dell’apografo Cicogna, ci ha permesso di riprodurre la forma definitiva voluta dal G., o almeno quella che, giusta i documenti che si posseggono, deve essere ritenuta tale.