Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/41

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canto primo 31

71
     Né potè vincer altro il sir d’Anglante
che da Aldabella essere ubbidito:
non volle mai che servente od amante
se le accostasse a farle l’erudito.
Ella ch’era una dama delle sante,
di quelle ch’appelliam «tutte marito»,
a* suoi voleri abbassava la fronte,
e cita in tutti i suoi discorsi il conte.
72
     Ma l’amor coniugale e l’obbedire
della contessa verso il suo consorte
erano cose che facean languire
l’immensa schiera delle dotte e accorte.
Bisbigliar basso si sentien, e dire:
— Ecco la scempia, — se veniva a corte.
Era la dama grave e timorata
una «bella senz’anima» chiamata.
73
     Questo detto comun, che andava in giro:
— Bella è tale, ma l’anima le manca, —
avea posto un furore, un capogiro
nel sesso femminil, che a dritta e a manca
s’udiva: — Ferma, o pel mantel ti tiro;
vedi s’io son senz’anima e son franca. —
La cieca ambizione aveva fatte
donne infinite ed animate e matte.
74
     Tutto era smania e senso animalesco
in tutte le stagion senza riparo;
erano sempre in moto al caldo e al fresco
i corpi e il vuoto di Lucrezio Caro.
Non v’era distinzion dal fico al pesco;
l’esser ognor giuvenca, ognor somaro;
e l’imitare i piú bestiali ed empi
era detto «aver l’anima» in qua’ tempi.