Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/49

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canto secondo 39

15
     I parrucchier ch’acconcia van la testa
non è da dir se facea disperare:
oggi i capelli corti volea questa,
doman gli volea lunghi accomodare.
AH’impossibil menava tempesta,
minaccia il parrucchier di bastonare;
se qualche scusa il misero allegava,
con la granata via lo discacciava.
16
     Bestemmiando com’una luterana:
— Non vo’ nessuno mi perda il rispetto, —
grida per casa, e sfoga la mattana
dando alle serve uno, schiaffo, un puzzetto.
Mai non si vide una dama si strana.
Se avea la febbre, non istava a letto;
se stava ben, diceva esser inferma
e volea star sotto le coltre ferma.
17
     Ai medici, che andavano a trovarla
e le dicevan: — Non avete nulla, —
gridava: — Andate via, dottor da ciarla;
voi capireste al polso una maciulla,
e forse anche sapreste medicarla. —
Infin dall’aspra bizzarra fanciulla,
se il mal che non avea non confessavano,
un orinai nel ceffo guadagnavano.
18
     Ma sopra tutto eli ’era stravagante
giuocando alla bassetta al tavoliere,
dove, per vie di dir, metteva su un fante
quanti danar si ritrovava avere;
poscia mandava il parolo e piú inante;
perduti quelli, si facea tenere
in sulla fede, e perdea quanto mai;
s’io tei dico, lettor, noi crederai.