Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/53

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canto secondo 43

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     E perché il patto era ito innanzi molto
e discior noi potea senza disnore,
risolto avendo di non esser còlto
marito d’una ch’avea troppo core,
si finse un tratto divenuto stolto
e di cader di furore in furore.
Cinqu’anni ebbe la flemma a fare il matto,
tanto che alfin fu lacero il contratto.
32
     Di ciò Mar fisa non ne dá un pistacchio;
bastale aver di serventi un codazzo,
e alla bassetta scaricare il bacchio,
e non le manchi di romanzi un mazzo,
e il cambiar fogge e il cappello e il pennacchio,
e il poter a suo modo far rombazzo.
Rugger s’affanna a troncar la sciagura,
e trova un altro sposo e fa scrittura.
33
     Ed era questa scritta col figliuolo
di Desiderio, re de’ longobardi.
Gan da Pontier manda un suo messo a volo
secretamente a dirgli che si guardi,
ch’avea Marfisa d’amanti uno stuolo,
e che si pentirebbe o tosto o tardi.
Quel principe non bada a questa cosa,
né vuol rompere il patto della sposa.
34
     Gan che veder voleva un’altra scena,
perché nimico è di Rugger mortale,
fa dire alla fanciulla ad una cena,
alla qual era un di di carnevale,
che suo fratello alla mazza la mena
per servir Bradamante, e che quel tale
non era a sua persona convenevole,
sendo in man d’un norcino e cagionevole.