Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/59

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canto secondo 49

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     Il creditor col dito il cielo tocca,
e disse: — Io vo’ veder l’investitura. —
Filinor nelle mani gli raccocca
in una pergamena una scrittura.
Colui, leggendo pian, mena la bocca;
vide ch’egli era d’una sepoltura
un acquisto, che fecion gli antenati
di Filinoro, in chiesa a certi frati.
56
     Quel poveruom perde la pazienza:
come un castrato s’è messo a gridare.
Filinor diede mano all’eloquenza,
e seppe in modo tal ciaramellare,
e lo rimise tanto in coscienza,
e il fece cosí bene intabaccare,
che gli trasse di scudi piú di cento,
facendo la cession del monumento.
57
     I danari in bagasce ed in bassetta,
come s’usava allor, fecion le piume;
e Filinor in men ch’io non l’ho detta
rimase come prima in mendicume,
e va facendo a’ sozi di berretta
ed a’ parenti. Ma correa costume
in quell’etá, che parenti ed amici
non soccorrean di nulla gl’infelici.
58
     Dappoich’egli ebbe con la sua bellezza
a molte vecchie ricche e scostumate
succiata con infamia la ricchezza,
e piantate anche quelle disperate,
non sapea dove appiccar piú cavezza.
Molti dicevan ch’egli andasse frate:
tutta Guascogna stava in attenzione
che si fuggisse o n’andasse prigione.
e. Gozzi, La Marjisa biMMorra.
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