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Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/68

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58 la marfisa bizzarra

3
     E se cagion fúr l’ozio e gii scrittori
del peggiorar de’ costumi d’allora,
pensando a’ libri ch’oggi escono fuori
e alla scioperatezza che s’adora,
sento che freddi m’escono i sudori
per il dolor che il sangue mi divora,
e dico: — O terque e quaterque beati —
a que’ che prima d’or son trapassati.
4
     Quantunque io sia peccatorello indegno,
peggior d’ogni altro e pieno di magagna,
non mi stancherò mai d’usar l’ingegno
per discoprir l’interno alla castagna;
e vi porrò sotto agli occhi in disegno
i Cristian da cittade e da campagna
che furo,al tempo del re Carlo Mano:
voi gí’imitate, se vi sembra sano.
5
     Fatta avea nota Filinor per quante
ville e cittá passava in quel viaggio,
e scritte sopra al foglio tutte quante
le genti conosciute come saggio,
sendo la cosa al mangiare importante
ed al dormire, per aver vantaggio,
che, spesando ogni giorno la famiglia,
avea danari da far poche miglia.
6
     Non è da dir se le sapeva tutte
e se all’entrar l’aiuta l’eloquenza.
Alcune volte ha le bolgie condutte
dove anche non aveva conoscenza,
ma parentele in sul fatto ha costrutte
ed amicizia inventa e confidenza;
tanto che vi mangiava e vi dormiva,
poi con gran baciamani si partiva.