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60 la marfisa bizzarra

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     Potè ben Filinor gridare a gola:
— Ritorna indietro, briccon, dove vai? —
colui pe’ fatti suoi via se ne vola,
e non rispose e non si volse mai.
Questa disgrazia poscia non fu sola;
furon molte, lettor, come udirai.
Non comincia fortuna mai per poco,
quando si prende alcuno a scherzo, a giuoco.
12
     Filinoro era omai senza un quattrino.
Quindici miglia è lungi da Parigi:
si vedeva e pareva quasi vicino
un miglio il campanil di San Dionigi;
ma e’ cavai non potean piú far cammino,
e non c’è tempo di scusa o litigi,
che bisognava o crepare o mangiare,
donde fu forza a un’osteria l’andare.
13
     E per far quell’avanzo della strada
gagliardemente e giunger con fracasso,
a’ suoi rozzoni ogni momento biada
e fieno e biada fa gettare a basso.
Gridano i servi e non istanno a bada,
fanno sudar quell’oste ch’era grasso,
e la cucina è di faccende piena:
Filinor sta in sul grave e pranza e cena.
14
     Due giorni stette quindi a gran diletto:
pensa con ciarle di pagar l’ostiere.
I servi a quello avevan prima detto
ch’egli era imbasciatore all’imperiere;
donde tremava l’ostier poveretto,
temendo di non dargli dispiacere,
e va pur rovistando la credenza
per boccon scelti, e dá dell’«Eccellenza».