Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/105

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prefazione. lxxxvii

nezia il 24 Ottobre 1761. «Chi leggerà la Fola del Corvo in quel libro, scrive il Gozzi, e vorrà confrontarla colla mia rappresentazione, vorrà far cosa assolutamente impossibile.1» Eppure è invece possibile tanto, che a confrontarla si vede che il Gozzi ha con grandissima abilità drammatizzata la fola del Basile, ma, se si toglie la catastrofe, ha di suo inventato ben poco. Il Tommasèo su codesto attingere del Gozzi da novelle orientali e popolari d’Italia e dal teatro spagnuolo, scrive: «Meno osò di suo che il Goldoni» ed ha ragione.2 Basti pel Corvo riferire l’argomento della fola del Basile: «Gennariello pe dare gusto à Milluccio Re de Fratta-Ombrosa fratiello suio fa lungo viaggio, e portatole chello, che desiderava, per liberarelo da la morte, è connanato a la morte; ma pe mostrare la ’nnecenzia soia, deventanno statoa de preta marmora, pe strano socciesso, torna a lo stato de ’mprimmo, e gaude contente.3» Il Gozzi non ha variato che «lo strano socciesso.» Nel Basile per ridar vita alla statua occorre il sangue dei figli del Re ed esso gli immola. Nella fiaba del Gozzi invece occorre il sangue della sposa, ed essa si uccide per placare

  1. Carlo Gozzi. Opere. Ediz. 1772. Tom. I, pag. 119, Prefazione al Corvo.
  2. Tommasèo. Storia Civile nella Lett. cit. Pietro Chiari etc. pag. 279.
  3. Basile. Op. cit. Lo Cuorvo. Tratteniemento Nono de la Jornata Quarta.