Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/240

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18 l’amore

Creonta, gigantessa Maga. Chiedeva le sue armature, ordinava a Truffaldino di armarsi, che lo volea per suo scudiere. Seguiva una scena buffonesca tra questi due personaggi sempre facetissimi. Si armavano con le corazze, e gli elmi, e gran spade lunghe con somma caricatura.

Uscivano il Re, Pantalone, le guardie. Una guardia aveva sopra un bacile un paio di scarpe di ferro.

Questa scena si faceva tra i quattro personaggi con una gravità sul caso, che la faceva doppiamente ridicola. Con una tragica, e drammatica maestà il Padre cercava di dissuadere il figliuolo dalla perigliosa impresa. Pregava, minacciava, cadeva nel patetico. Il Principe invasato insisteva. Sarebbe precipitato di nuovo nell’ipocondria, se non era lasciato andare. Si riduceva a brutali minaccie contro al Padre. Il Re stupiva addolorato. Rifletteva, che il poco rispetto del figliuolo nasceva dall’esempio delle nuove commedie. S’era veduto in una Commedia dei Sig. Chiari un figliuolo sguainar la spada per ammazzar il proprio Padre. Di esempi consimili abbondavano le Commedie d’allora, censurate da questa inetta favola.

Il Principe non si chetava. Truffaldino gli calzava le scarpe di ferro. Terminava la scena con un quartetto in versi drammatici di piagnistei, di addii, di sospiri. Il Principe, e Truffaldino partivano. Il Re cadeva sopra una sedia in deliquio. Pantalone chiamava aceto in soccorso.