Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/246

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24 l’amore

consegnava sugna magica da ugnere il catenaccio al portone; del pane da gettare al cane affamato; un mazzo di spazzole da consegnare alla Fornaia, che spazzava il forno colle poppe. Ricordava, che stendessero la corda al sole, e la traessero dall’umido. Soggiungeva, che, se per una sorte felice arrivassero a rapire le tre custodite Melarance, fuggissero tosto dal castello, e si ricordassero di non aprir nessuna di quelle Melarance, se non fossero vicini a qualche fonte. Prometteva, che, se fuggissero illesi dal pericolo col ratto eseguito, avrebbe spedito il solito diavolo col mantice, che, soffiando loro dietro, gli spingesse in pochi momenti al loro paese. Li raccomandava al Cielo, e partiva. Tartaglia, e Truffaldino colle cose consegnate s’avviavano al castello.

Qui si calava una tenda, che rappresentava la Reggia del Re di Coppe. Qual irregolarità! Qual censura mal impiegata! Seguivano due picciole scene. Una tra Smeraldina Mora, e Brighella, allegri per la perdita di Tartaglia; l’altra con la Fata Morgana, che arrabbiata ordinava a Brighella di avvertir Clarice, e Leandro, che Celio aiutava Tartaglia all’impresa. Ciò le aveva detto Draghinazzo, Demonio. Comandava a Smeraldina di seguirla sino al suo lago, dove sarebbero capitati Tartaglia, e Truffaldino, se uscivano salvi dalle mani di Creonta, e dove avrebbe ordita un’altra insidia. Si separavano confusi.

Aprivasi la scena al cortile del castello di Creonta.