Io disperato allora armo un naviglio,
Ed in persona immenso mar solcando
Dall’Indo al Mauro una tal donna cerco.
Vidi mille città, rare bellezze
Di donzelle infinite; e là nell’Adria
Vaghe beltà mirai candide, bionde,
Pallidette, gentili e maestose;
Ma la nerezza, ed il vermiglio, e il bianco
Della pietra, e del Corvo invan cercai
Per il corso d’un anno. Or son tre giorni,
Che in Damasco pervenni. Ad una spiaggia
Un picciol vecchiarel lacero e lordo
Indovinò l’angoscia mia. Di voi
Mi diè la traccia, e m’insegnò l’inganno,
Con cui potea rapirvi. Il genitore
Di lei (mi disse) fuggi. Alla finestra
Vi mirai, scorsi in voi le qualitadi
Sì desiate, ed in mentite spoglie
V’allettai colle merci, a tradimento
V’addussi sul naviglio, e traditore
Divenni poi rapendovi e fuggendo.
Arm. E perchè ne’ due giorni di viaggio
Ciò mi celaste?
Jen. Il mio rimorso, i pianti
Vostri, e l’abborrimento, che mostraste
Verso me, mi fer timido, e fur causa,
Ch’io non mi v’appressai, stimando meglio
Lasciarvi sola, ed aspettar il tempo
Con più quiete a palesarvi il vero
Della mia azion, che tuttavia m’affligge.