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il corvo. 53

     Io disperato allora armo un naviglio,
     Ed in persona immenso mar solcando
     Dall’Indo al Mauro una tal donna cerco.
     Vidi mille città, rare bellezze
     Di donzelle infinite; e là nell’Adria
     Vaghe beltà mirai candide, bionde,
     Pallidette, gentili e maestose;
     Ma la nerezza, ed il vermiglio, e il bianco
     Della pietra, e del Corvo invan cercai
     Per il corso d’un anno. Or son tre giorni,
     Che in Damasco pervenni. Ad una spiaggia
     Un picciol vecchiarel lacero e lordo
     Indovinò l’angoscia mia. Di voi
     Mi diè la traccia, e m’insegnò l’inganno,
     Con cui potea rapirvi. Il genitore
     Di lei (mi disse) fuggi. Alla finestra
     Vi mirai, scorsi in voi le qualitadi
     Sì desiate, ed in mentite spoglie
     V’allettai colle merci, a tradimento
     V’addussi sul naviglio, e traditore
     Divenni poi rapendovi e fuggendo.
     Arm. E perchè ne’ due giorni di viaggio
     Ciò mi celaste?
     Jen.  Il mio rimorso, i pianti
     Vostri, e l’abborrimento, che mostraste
     Verso me, mi fer timido, e fur causa,
     Ch’io non mi v’appressai, stimando meglio
     Lasciarvi sola, ed aspettar il tempo
     Con più quiete a palesarvi il vero
     Della mia azion, che tuttavia m’affligge.