Vai al contenuto

Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/331

Da Wikisource.

atto quarto. 109

     La tua innocenza. Statua diverrai.
     Nè per morir, nè per cangiarti in marmo,
     Saper dèi tu ciò, che di tuo fratello
     Esser deve, e d’Armilla... di mia figlia,
     Del caro sangue mio... Ma così vuole
     Il destin; così voglio. (in atto di partire)
     Jen. (supplichevole)      Ah crudo, ascolta...
     Nor. No, non t’ascolto. A rapir donne impara.
(entra prodigiosamente per le pareti che si ristabiliscono)
     Jen. (disperato) Tu ciel, tu ciel, tu ciel, che tutto intendi,
     Che giusto sei, soccorrimi. A le solo
     Posso chieder pietà. Pietà ti chiedo. (piange)


SCENA SETTIMA.

Pantalone e Jennaro.


Pant. (frettoloso e affannato) Jennaro, fio mio, viscere mie, no ve domando la causa dei vostri misfatti, no ve tormento, no ve rimprovero; no ghe tempo da perder. El Parlamento regio xe raduna; de altro no se tratta, che della forma de farve morir; ma la morte xe segura. Oh Dio! sta parola de morte sora de vu me fa morir d’angossa. Con quanto aveva a sto mondo ho corrotto le guardie, ho preparà una feluca a dodese remi; ringrazio el Cielo. No perdemo tempo; andemo via subito. Sarà quello che vorrà la fortuna. Co ho salvà la vostra