Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/364

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142 il re cervo.


per Leandro. Io non averò forza di celare la mia passione dinanzi al Re.

Tart. (furioso rinculando) Di Leandro, figliuolo, di Pantalone, secondo ministro! semplice Cavaliere di Corte! Preferiresti il figliuolo d’un Pantalone a un Monarca! Tu sei mia figlia? Oh vile, indegna figlia di Tartaglia tremendo! Sentimi. Se innanzi al Re palesi questo tuo vilissimo amore... Se non lo fai scegliere in tuo favore... Sentimi... Andiamo tosto: non mi far dire di più. (la piglia per un braccio)

Clar. Dispensatemi per pietà. Io non farò mai torto ad Angela, mia amica, mettendomi in sua competenza. So ch’ella ama perdutamente il Re.

Tart. (rinculando di nuovo) Angela, figliuola dì Pantalone, ama il Re. (a parte) Angela, le viscere mie! quella gioia, ch’io aveva destinato di voler oggi per amore o per forza in mia consorte! Ama il Re! (alto) Clarice, ascolta e trema. Se immediatamente non ti presenti al Re; se non ti porti bene nell’esame; se palesi l’amore di Leandro; se non lo fai scegliere la tua persona, e se di queste mie parole fai col Re nessun cenno; un veleno è pronto; la morte per te è preparata; cadrai vittima del mio furore.

Clar. (spaventata) l’ubbidirò. Sarete pago di vedermi ricusata, svergognata.

Tart. (impetuoso pigliandola) Non si tardi più.