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150 | il re cervo. |
Di menzognera donna, che tradisca
L’amore e l’onor mio, che sin, ch’io viva,
O ch’ella esista, ella un marito abborra,
Io sospettoso d’una moglie sia.
Ecco la figlia di Tartaglia giugne.
Veggiam, com’ella sia sincera. Farmi
Impossibil trovar donna, che dica
La verità dopo sì lungo esempio. (siede)
SCENA OTTAVA.
Clarice e Deramo, Guardie che accompagnano Clarice. Clarice entra per la porta di mezzo. Le guardie, che la precedono, nel darle luogo al passaggio occupano alla vista dell’uditorio le due statue. Il Re fa cenno alle guardie di uscire. Escono, e chiudon la porta.
Der. Siedete pur, Clarice. La presenza
Del vostro Re non dia punto timore
All’alma vostra, e in libere parole
Rispondete alle mie. Son grandi i merti
Di vostro padre in guerra, e in pace, e voi
Non dovete avvilirvi.
Clar. (con mestizia) Signor mio.
Mio Re, di tal boutade vi ringrazio,
E sol, perchè dcggio ubbidirvi, io siedo. (siede)
Der. Sposa scegliere io dcggio, e ben sareste
Degna di me. La figlia di Tartaglia,
Che m’è sì caro, perchè mai dovrebbe
Non meritar le nozze mie? Ma prima
Voglio saper da voi, se veramente
Tai nozze avreste care?