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Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/382

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160 il re cervo.

     Che indegna si conosce, e che abbastanza
     Ha sofferto sin’or? Ahi, più non posso...
     Più non posso, Deramo... mi si spezza
     Il cor... Deramo, per pietà lasciatemi...
     Più non mi lusingate. (piange dirottamente)
Der. (commosso guarda come sopra lo stucco, che non fa motto. Si leva) Oh cara donna...
     Donna rara a miei dì, più non piangete; (la solleva)
     Levatevi. Sì bello, e caro spirto
     Ben sarei scellerato rifiutando.
     Olà, ministri, guardie, entrate, entrate.
     Il popol si rallegri. Ho ritrovata
     Donna, che m’ama, e m’amerà per sempre,
     Diletta a questo cor. (entrano le guardie)
Ang.                              Ah no... Deramo,
     Non mi fate morir. Soffro il rifiuto.
     Ma almeno in faccia al popolo non sia:
     Troppo è l’atto tiranno. Io già confesso,
     Non son degna di voi.
Der.                              Degna sareste
     Di Monarca maggior. Veneta donna,
     Esempio d’amor vero, che smentisce
     Le indegne lingue, che pel mondo vanno
     Predicando incostanza, ed amor finto,
     E volubilità nel sesso molle.
     Che adorna l’Adria tua. Ministri, entrate;
     Scelta ho sposa alla fine. Angela ho scelta.