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162 | il re cervo. |
Re me farà una grazia de lassarme do ore a quattr’occhi con ti, tanto, che te possa dar qualche recordo, farte un’ammonizion da bon vecchio, da bon pare; ma me par ancora impossibile...
Der. Come! Non m’offendete. Ecco la destra.
Angela è sposa mia, s’ella il consente.
Ang. Mio Re, questa è la destra, e quella destra,
Che vi dona lo spirto, e fede eterna. (s’impalmano)
Tart. (a parte) (Creppo per la rabbia...) Ma come mai, dilettissimo Monarca, perdeste tanto tempo a consolarci, e dopo duemila settecento e quaranttotto donzelle, questa Veneziana?...
Der. Ora ve lo dirò. Sono cinque anni,
Ch’ebbi dal mago Durandarte in dono
Due gran secreti, uno de’ quali è quello; (mostra lo stucco)
L’altro in petto lo serbo. Ha quel virtude,
Che al dir menzogne dalle donne ride,
Scoprendo il loro interno. Insino ad ora
Angela sola d’animo sincero
Mi comparve dinanzi; Angela ho scelta.
Ang. (farà un atto di ammirazione)
Pant. Ve! mo la xe ben granda!
Tart. (iracondo) E rise quella statua di Clarice! Dunque mia figlia è una bugiarda. Con permbsione; vado a scannarla.
Der. Fermatevi. Clarice è innamorata
D’altra persona. Il seppi. Ella non era