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260 Turandot

Tur. (impetuosa) Vadasi al Tempio pur; ma sopra l'Ara
     Spirerà vostra figlia.
Cal. Spirerà!
     Mio Signor... Principessa, d’una grazia
     Ambi fatemi degno. Al nuovo giorno
     Quì nel Divano io proporrò un enigma
     All’indomito spirto, e questo fia:
     Di chi figlio è quel Principe, e qual nome
     Porta lo stesso Principe, ridotto
     A mendicar il pane, a portar pesi
     A prezzo vil, per sostener la vita;
     Che giunto al colmo di felicitade
     È sventurato ancor più, che mai fosse?
     Diman quì nel Divano, alma crudele.
     Del padre il nome, e ’l nome del dolente
     Indovinate. Se non v'è possibile,
     Traete fuor d’angoscia un infelice;
     Non mi negate quell’amata destra;
     S’ammollisca quel cor. Se indovinate.
     Sazia della mia morte, e del mio sangue
     Sia quell’alma feroce, insuperabile.
Tur. Straniero, il patto accetto, e mi contento.
Zel. (a parte) Nuovo periglio ancor.
Adel. (a parte) Nuova speranza.
Alt. Contento non son io. Nulla concedo.
     S’eseguisca la legge.
Cal. (inginocchiandosi) Alto Signore,
     S’io nulla merto, se pietà in voi regna,
     Appagate la figlia, e me appagate.