Perfettamente sa. V'è, chi la cabala
Sa trar divinamente; ad un di questi
Voi ricorrer potreste.
Tur. Io non son folle,
Come tu sei, Zelima. Per il volgo
Sono questi impostori, e l’ignoranza
È fruttifero campo a tali astuti.
Altro non suggerisci?
Zel. Io vi ricordo
Le parole, i sospiri, il duolo intenso
Di quell'Eroe. Come prostrato a’ piedi
Del padre vostro con sì bella grazia
Per voi chiese favor.
Tur. Non dir più oltre.
Sappi, che questo core... Ah non è vero...
Io l’odio a morte. Io so, che tutti perfidi
Gli uomini son, che non han cor sincero,
Ne capace d’amor. Fingono amore
Per ingannar fanciulle, e appena giunti
A possederle, non più sol non le amano,
Ma ’l sacro nodo marital sprezzando
Passan di donna in donna, nè vergogna
Gli prende a dar il core alle più vili
Femminette del volgo, alle più lorde
Schiave, alle meretrici. No, Zelima,
Non parlar di colui. Se diman vince,
Più che morte l’abborro. Figurandomi
Moglie soggetta ad uom, immaginando,
Ch’ei m’abbia vinta, sento, che ’l furore
Mi trae fuor di me stessa.