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270 Turandot

Tur. Vien, Zelima, al mio sen, perchè tenvai?...
Adel. Turandotte, Zelima v’ha scoperta
     Qualche util traccia, ma è imbecil di mente.
     Stoltezza è lo sperar, che volontario,
     Non usando l’ingegno, il suo patrigno
     Palesi i nomi or che saprà ’l cimento.
     Non si perda più tempo. In più celata
     Parte un consiglio mio vo’, ch’eseguiate,
     Se credete al mio amor.
Tur. Sì, amica, andiamo
     Pur che ’l stranier non vinca, io farò tutto. (entra)
Adel. Amor, tu mi soccorri, e tu seconda
     I miei desiri, onde di schiavitude
     Possa uscir lieta. M’apra la superbia
     Di questa mia nimica e strada, e campo. (entra)


SCENA TERZA.

Sala della Reggia.

Calaf e Barach.


Cal. Ma se ’l mio nome, e quello di mio padre
     Noti in Pechino solamente sono
     Alla tua fedeltà. Se ’l Regno nostro
     Da questa regione e sì lontano,
     Ed è perduto ben ott’anni or sono.
     Occulti siam vissuti, e fama è scorsa,
     Che la morte ci colse. Eh che si perde