Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/50

Da Wikisource.
xxxii prefazione.

verno così ombroso e così inframmettente, e bruttissimo esempio domestico, che ebbe certo grande azione sull’indole naturalmente satirica, puntigliosa e battagliera di Carlo Gozzi. Nell’Esopo in città, libera traduzione di Gaspare d’una commedia Francese, una vecchia, nella quale è raffigurata nient’altro che la madre dei Gozzi, viene a lagnarsi ad Esopo, ministro del Re Creso, dei mali trattamenti, che essa ed il suo figlio maggiore ricevono da altri figli e fratelli, vale a dire da Carlo e Francesco:

Vecchia — ....Morì mio marito

E nella fratellanza de’ miei maschi
Per un tempo seguì lo stesso affetto
E la stessa amicizia. Erano tutti
D’un cuore, erano tutti d’una mente,
E quel che l’un volea, l’altro volea.
Quando, non posso dirlo senza piangere,
Fecesi loro amico Sicofante,
Dottor leggista di questa città,
E scompigliò la pace. Due de’ maschi
Si sono uniti, e sono contro l’altro
Ch’è maritato ed ha cinque figliuoli.
Esopo — E questo vostro figlio non ritrova
Chi lo difenda, chi gli faccia scudo?
Vecchia — Vi dirò: l’umor suo è sì pacifico,
Ch’ei stava pure aspettando che gli altri
Due fratelli tornassero a pensare
Che son nati d’un corpo e sono un sangue
Stesso. Oltre di che, avendo atteso
In vita sua a leggere e a scrivere.
Non s’intende niente di litigi,
Ed è di cuore schietto e buona fede;