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326 Turandot

     L’uno, o l’altro, se vive. In questo foglio
     Leggi, che tronche son le sue sventure.
     (gli dà un foglio)
Cal. (osservato il foglio) O Dei celesti, puote
     esser mai questo!
     Turandotte... Signor... Ma a che mi volgo
     A’ mortali in trasporto? I miei trasporti
     Sieno a voi, Numi; a voi le mani innalzo,
     Voi benedico, e a voi chiedo sventure
     Maggiori ancor delle sofferte, a voi,
     A voi, che contr’ogni pensiero umano
     Tutto cambiate, umil perdono io chiedo
     De’ miei lamenti, e, se talor la doglia
     Questa vita mortal disperar fece
     D’una provvida mano onnipossente,
     A voi chiedo perdono, e l’error piango.
     (Tutti gli astanti saran commossi, e piangeranno)
Tur. Nessun funesti più le nozze mie.
     (in atto riflessivo) Calaf per amor mio la vita arrischia.
     Un Ministro fedel morte non cura
     Per far felice il suo Signor. Un altro
     Ministro, ch’esser puote Re, riserva
     Pel suo Monarca il trono. Un vecchio oppresso
     Vidi pel figlio apparecchiarsi a morte;
     Ed una donna, che quì meco tenni
     Amica più, che serva, mi tradisce.
     Ciel, d’un abborrimento sì ostinato.
     Che al sesso mascolino ebbi sin’ora