Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/55

Da Wikisource.

prefazione. xxxvii

tata,1» la grand’arte della commedia improvvisa era, si può dire, finita; le tradizioni delle famose Compagnie comiche dei Gelosi, degli Uniti, dei Fedeli erano illanguidite da un pezzo. Anche in Francia, dov’era stata delizia di popoli e di re dal 1530 in poi,2 la Commedia dell’arte, verso la fine del secolo XVII, s’era quasi fatta francese del tutto e non conservava più che «qualche sgocciolo della sua antica vena, i suoi vecchi tipi, che le faceano risparmiar la spesa dei vestiarii, le forme estrinseche insomma e non altro.3» Ripigliò vita sotto la Reggenza nei primi del secolo seguente, ma era già altra cosa anche allora, nè certo risplendeva più dei grandi nomi degli Scala, degli Andreini, dei Fiorilli, dei Martinelli, dei Riccoboni. Tale la ritrovò il Goldoni nel 1762, mentre in Italia, dove il maggior rappresentante, che ancora avesse, era il Truffaldino Antonio Sacchi, s’era da gran tempo irrigidita in forme convenzionali e scadeva sempre più nella grazia del pubblico, «annoiato di veder sempre le cose istesse, di sentir sempre le parole medesime, e di sapere cosa deve dir l’Arlecchino prima ch’egli apra la bocca.4» L’apogeo della gloria del Goldoni, la

  1. Dedica della Bottega del Caffè al Conte Widiman. (Ediz. Pasquali. Tom. I).
  2. Vedi: A. Baschet, Les Comédiens Italiens á la Cour de France.
  3. L. Moland, Molière et la Comédie Italienne. (Paris, Didier, 1864). Chap. XVI, pag. 313.
  4. Goldoni, Teatro Comico, Atto I, Scena II.