onesto sdegno in difesa del secolo, degli studi e del comune? Io mi recai nel mio stanzino terreno e qui disegnai quell’operetta di pochi fogli appellata: La Tartana. Picciola parte d’essa spetta ai poeti Nugnez,1 la maggior parte a’ costumi del secolo in generale. Ella è uscita da’ torchi di Parigi. Buon pro. Fu donata e non venduta. Non aveva nome del suo scrittore, ma i pesciolini sapeano ch’ella era di Carlo Gozzi. Se ad alcuno mancasse di saperlo, suonisi la tromba, si raduni il popolo. Sappiasi che la Tartana è di Carlo Gozzi, di Carlo Gozzi.2» Anche in questa Tartana il bizzarro ingegno e l’umor satirico del Gozzi brillano di strana luce a traverso le irregolarità e disuguaglianze del suo stile, col quale questa volta pretendeva imitare il Pulci ed il Burchiello, la gran passione del Gozzi e dei Granelleschi. Ai quali, ed al Gozzi specialmente, alludeva certo il Baretti, allorchè con molto senno derideva nella Frusta gli «smisurati panegiristi,» del Burchiello e tutti quei loro riboboli d’accatto e vecchiumi di frasi ritinti a nuovo, in cui parca credessero consistere il perfetto scrivere.
Della rivalità fra il Goldoni ed il Chiari scrive il Gozzi così:
- ↑ Altro soprannome dato da Carlo Gozzi al Goldoni ed al Chiari. Il Nugnez è un personaggio della Storia Galante di Gil Blas di Santillano, che di lacchè, beone e ladro si improvvisa poeta e scrittore di romanzi e commedie.
- ↑ Fogli sopra alcune Massime del Genio etc. Op. cit. pag. 29.