Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/79

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prefazione. lxi

doni, che il Teatro Comico non fosse pubblicato.1 Può darsi e, se il Goldoni cadde in tale debolezza, il tempo, la natura del Governo, le condizioni della società Veneziana d’allora sono più che bastanti a darne ragione e sempre più se n’accresce il torto dell’aristocratico Conte Gozzi. Più certo è che nè prima, nè poi, quando scrisse le sue Memorie, il Goldoni tentò vendicarsi del suo feroce avversario. Questa nobile moderazione non ammansò tuttavia le furie del Gozzi, e la Tartana, e la Marfisa Bizzarra e il Ratto delle Fanciulle Castellane, ed i Sonetti e gli Atti dei Granelleschi e tanti altri suoi scritti faceano piovere come una grandine di vituperi sul Goldoni e sul Chiari. Negli Atti dei Granelleschi il Gozzi si rivolge con speciali componimenti ai Consacrati Religiosi, alle Granosissime Dame, ai Nobilissimi Cavalieri, alle Gentilissime Cittadine, ai Prudentissimi Cittadini, agli Onorati Mercatanti, a tutti raccomandando la sua causa e quella dei Granelleschi; finalmente alla plebe, e a questa parla così:

    Tu spererai, plebaglia da mente
    Che io abbia a parlar teco umilemente.
Che sa di poesia, di libri sani,
    E di buone commedie la plebaglia?
    Corri, loda chi vuoi, picchia le mani
    Che non decidi mai cosa che vaglia.
    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    


  1. Ibid. pag. 283.