Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/19

Da Wikisource.

memorie inutili 13

molti altri meno di lui superbi e piú di lui saggi e sofferenti, sarei passato sopravvia anche alle narrazioni, accuse e invettive libellatrici, ch’egli s’è ricreato a scrivere contro me, se non le avessi vedute appoggiate a delle solenni menzogne.

Un pensiero che coteste menzogne potessero esser credute veritá e cagionare qualche mala impressione a discapito del mio carattere, sugli animi di coloro che non mi conoscono, s’io le lasciassi correre tacendo, m’indusse a voler rintuzzare la menzogna e a porre in chiarezza la veritá, soltanto però riguardo a me solo, con delle prove di fatto, in una operetta gioviale che mi recai tosto a comporre.

M’ingannava a creder lecita l’opera mia. Il mio determinato disegno non poté rimanere occulto. Fui chiamato da una persona, che doveva impormi, la quale mi disse con gravitá: — Io so che scrivete contro quell’esecrabile libro del Gratarol. Non si deve tener viva per nessun modo la memoria di quella nefanditá con risposte e confutazioni. Ella deve morire da se medesima e seppellirsi nella obblivione.

— Mi perdoni — rispos’io chinando il capo; — quel libro, creduto proibito, diverrá anzi ricercato maggiormente. Se ne faranno delle replicate edizioni nelle estere stamperie per mercimonio, perché questo è il destino de’ libri proscritti.

Giudicherei miglior consiglio il far ricamare quel libro di vibrate, saporite, laconiche annotazioni. Farei stampare di quello un numero grande di esemplari in Venezia, dinotando superioritá e franchezza d’animo. Comanderei che fosse venduto pubblicamente da’ nostri librai al prezzo di soli cinque soldi per esemplare.

Questo, al parer mio, sarebbe il miglior partito per strozzare la curiositá e per far cadere quel libro nell’avvilimento e nella dimenticanza.

Io, per altro, non fo che un picciolo opuscolo scherzevole che riguarda a me solo, per smentire delle bugiarde asserzioni e per ributtare de’ titoli, che nulla hanno che fare con me, di impostore, d’ipocrita, di malvagio, di caupone, ecc., de’ quali quel disperato scrittore ha voluto onorarmi.