Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 1, 1910 - BEIC 1837632.djvu/209

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parte prima - capitolo xxxiii 203

e le estere nazioni, per apprendere la lingua italiana litterale, riportate alla fonte del vocabolario toscano stabilito dall’Accademia della Crusca di Firenze, il qual vocabolario si sarebbe anche potuto arricchire, col trascorrere de’ tempi, d’una maggior dovizia di termini scelti e approvati da’ diligenti accademici fondatori, non si dovesse scostarsi dalla favella litterale in quel dizionario compilata e consolidata.

L’andazzo nascente di corruttela doveva far considerare stitichezze da dileggiare le sode ben fondate ragioni, e incominciammo a vedere una libertá furibonda autrice di composizioni fanatiche, sforzate, oscure, ampollose; un nembo di stiracchiati sofismi, di periodi rotondi nonnulla dicenti, di leggiadri deliri d’infermi, di sentimenti rovesciati e bistorti, che si dissero usciti da’ nostri cuori e dalle nostre anime, d’un frasario e d’un linguaggio mescuglio di tutti i vernacoli, lardellato di qualche grecismo, ma sopra tutto di termini, di modi e di parole francesi, che rendono inutili oggimai le nostre grammatiche e i nostri vocabolari. Ma che per ciò? Quest’andazzo non è fuori dalla provvidenza. Egli apparecchia dell’utilitá per un tempo a de’ novelli compilatori, e tutto è bene.

Il valente poeta francese Boelò rifletteva a’ suoi giorni che il vero merito poteva da’ cavilli della romorosa maligna impostura essere per alcun tempo oscurato ed oppresso, ma ch’egli era come un legno da una mano violente tenuto a forza sott’acqua. Un giorno o l’altro (diss’egli) abbandonato da quella mano che crede d’averlo sommerso del tutto, egli risorge a galla, si fa vedere e conoscere.

Dal canto mio lascio a’ posteri la speranza di veder galleggiare nuovamente cotesto legno.