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parte seconda - capitolo x 295

che, se quel dramma fosse creduto pericoloso, dannoso o inutile a porlo in iscena alla compagnia del Sacchi, aveva risolto di appagare la mia curiositá donandolo alla compagnia del teatro in Sant’Angelo, in cui era la signora Manzoni, capacissima di sostenere la parte della «Filosofa».

Sono necessari anche de’ strattagemmi per vincere la malignitá e la indolenza de’ nostri comici, contrarie a’ loro vantaggi medesimi.

Le mie espressioni passarono tosto d’orecchia in orecchia e cagionarono una fretta mirabile di esporre l’opera mia. Bastava destare il sospetto ch’io volessi darla al teatro in Sant’Angelo, dov’era il Derbes disertato e una truppa giudicata rivale, perché fosse immediatamente, a costo d’una disgrazia, rappresentata. Il Sacchi, furioso di temperamento e violente, volle il mio dramma in iscena in pochi giorni, gridando, sbaragliando e atterrando tutti gli ostacoli.

L’opera mia fu esposta al pubblico a dí otto del febbraio, l’anno 1772. La Ricci, da me ammaestrata, sostenne la parte della «Principessa filosofa», parte d’un peso estremo, con una bravura sorprendente. Gli applausi fioccarono, e con diciotto recite di repliche successive d’un concorso indicibile quella valente giovine stabilí nella universale opinione d’essere un’attrice inarrivabile nella bravura.

Piacque dappoi e fu bene accolta e applaudita in tutte le rappresentazioni nelle quali si espose.

La veritá ch’io narro del buon avvenimento di quell’opera non vuol dire che il mio dramma sia buono; vuol dire che piacque. E quanto al vantaggio che fece alla Ricci (vantaggio ch’ella doveva godere anche prima di rappresentare la Principessa filosofa), non farò che replicare quell’altra veritá; «convien conoscere con fondamento le cause, per conoscere la ragione degli effetti».

Quella mia vittoria, ma piú vittoria della Ricci, la rese necessaria alla comica societá, che si dirige co’ movimenti del pubblico. Fu però guardata sempre con un occulto rigore da alcune delle sue compagne. Non confessarono giammai la di lei bravura, e lodarono per politica la parte della «Filosofa» da me composta soltanto.