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CAPITOLO XIV

Seguo ad essere amico della Ricci in un modo da far ridere una moltitudine

alienissima da’ miei sistemi.

Le circostanze della Ricci che con l’allontanamento del marito mi parvero differenti da quelle di prima, m’indussero a farle un amichevole discorso.

Le mie visite giornaliere, mentr’ella aveva il marito appresso, e la mia palese parzialitá erano tanto da lei desiderate e coltivate che, se passavano due giorni senza la mia visita alla sua abitazione, me la vedeva comparire col marito alla casa mia, a lagnarsi e a chiedermi la causa d’una tal privazione e perdono s’ella per avventura avesse dati motivi per qualche innocente inavvertenza.

Proccurai dunque col mio discorso di farle comprendere che una giovine comica maritata, coll’assenza del marito entrava in una maggiore necessitá d’una condotta riservata.

Le rammemorai ch’ella aveva de’ nimici nella sua compagnia che avrebbero ritentato di lacerare la sua riputazione al piú picciolo indizio, dipinto per fatto vero la piú minuta apparenza, e ch’io medesimo averei rese rare le mie visite, senza però perdere di vista i di lei vantaggi; che siccome io poteva avere la sua conversazione ogni sera pubblicamente ne’ stanzini del palco scenario, non v’era bisogno ch’io le facessi ogni giorno visite famigliari nella sua abitazione, per suscitar nel caso suo sulle lingue perverse mal disposte, massime di comici e comiche abilissime nella mormorazione, de’ giudizi piú che indiscreti sopra a lei e sopra me.

Chiunque avesse veduta la sfortunata giovine a questo mio annunzio, riderebbe con qualche parsimonia della compassione ch’ella poté destare nell’animo mio.

Dimagrata, pallida, di salute non ferma, abbassò gli occhi alla terra con qualche lagrima trattenuta, e dopo alquanto di