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parte seconda - capitolo xvii 339

si degnava forse di confessare d’essere afflitta di perdere la persona del Coralli; si mostrava appassionata per la sua riputazione annerita dalle lingue maligne della compagnia sull’andata di quell’attore.

— Se non aveste usata — diss’io — qualche lusinga di cochettismo verso quel vecchio per la brama d’un abito di raso bianco, non soffrireste ora ciò che sofferite.

— L’abito fu da me pagato rilasciando tre zecchini il mese del mio stipendio — rispos’ella tutta infuocata. — Devo anzi confessarle — seguí — che ieri fu da me quel vecchio infame. Egli mi fece vedere i zecchini da me rilasciati, crollando una borsetta e dicendomi: — Questi sono i zecchini trattenuti per il pagamento del raso; se li volete saranno vostri, ma sapete ciò che io voglio da voi a questo prezzo. — Ho risposto con un rifiuto; ciò che si meritava quel scellerato. Mi creda, signor compare, che quel vecchio è un iniquo solenne.

— L’azione vostra è buona, ma tarda — diss’io raccapricciando sulla turpitudine del vecchio ipocrita. — Un passo falso conduce in un labirinto intricato.

La mia dabbenaggine s’accinse tuttavia a cercare un rimedio onde non avesse effetto l’escomeato del Coralli.

Parlai col Sacchi mostrando ignoranza sulle sue vigliacche debolezze e con quant’arte potei, facendogli intendere ch’egli perdeva nel Coralli un buon attore.

— Non molto — rispos’egli con ceffo burbero. — Oltre a ciò, egli è un pettegolo rapportatore, alteratore, e mette dissensioni nella mia compagnia. L’ho licenziato, e al termine del carnovale deve andarsene.

— Veramente — diss’io — temo che siate voi quello che ascolta troppo i referendari. A me il Coralli sembra un buon giovine, ben educato, attore abile ed utile al vostro interesse. Oltre a ciò, questo vostro escomeato improvviso desta nella compagnia de’ libelli infami senza proposito che offendono l’onore della povera Ricci.

— Come! — rispose il Sacchi; — dovrò pregiudicare l’interesse della mia truppa per rispettare l’onore di quella femmina?