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parte seconda - capitolo xxi 369


Quanto a me, siccome veramente non mi sentiva bene della salute, e siccome ho sempre avuta antipatia per i lunghi pranzi solenni, massime dati da persone da me non ben conosciute, la mattina per tempo scrissi al signor Gratarol un civile viglietto, dicendogli che ero gratissimo al di lui invito, ma che assalito da un poco di febbre quella notte, non mi sentiva in grado di godere de’ suoi favori, e che non mi violentava a riceverli per non recare mestizia a un allegro convito.

Il mio servo mi recò un viglietto di risposta con un profluvio di dispiaceri e di ceremonie.

Le mie direzioni non potevano offendere il signor Gratarol, ma egli era fomentato a sospettare di me; e siccome non poteva nascondere a se medesimo che l’essersi introdotto dalla Ricci non era una direzione di pulitezza verso di me, scorgendo chiara la impossibilitá di ridurmi insieme con lui dalla sopraddetta attrice, credo che andasse ognor piú acquistando del livoretto verso di me. Si vedrá nel séguito delle mie ingenue, seccaginose, ma necessarie narrazioni che la mia credenza non era uno sbaglio.