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parte prima - capitolo vii 63


Ogni accademico invitato doveva recitare due composizioni in prosa o in verso a piacere. Ne’ viglietti erano notati il primo e il secondo tema da trattarsi. Ecco il primo: «Se sia piú lodevole il principe che serba, difende e coltiva i propri stati nella pace, o sia piú lodevole quello che cerca di conquistare de’ nuovi stati coll’armi, per dilatare il dominio suo». Ecco il secondo: «Una composizione in lode del provveditore generale».

Un vecchio nobile della cittá, detto il signor dottore Giovanni Pellegrini, avvocato fiscale, vestito a velluto nero con una gran parrucca bionda raggruppata, letterato molto eloquente sullo stile del padre Casimiro Frescot e del Tesauro, era il capo accademico e dispensatore degli inviti.

A me non fu dato cotesto invito. Ciò prova ch’io ero un ignoto dilettante di belle lettere, e può anche provare che il signor Pellegrini assennato e gravissimo mi credesse ragionevolmente ragazzo non degno d’essere considerato, trattandosi d’una impresa ch’egli conduceva colla maggior serietá illirica italianata.

Li signori Colombo e Massimo m’eccitavano ad apparecchiare due composizioni sui temi proposti e sparsi per la gran giornata prefissa; ma io ricusava di fare una tale comparsa, e per non avere avuto l’invito e per umiltá.

Tuttavia volli divertirmi occultamente e abortire due sonetti, l’uno sul primo, l’altro sul secondo argomento; ma, risoluto di non fare alcun uso di quelli, gli aveva seppelliti nel fondo d’una scarsella. Si deve credere ch’io lodassi col primo la pace, e che il secondo fosse un elogio felice o infelice all’Eccellenza sua.

Il provveditor generale, accompagnato dagli uffiziali e da’ maggiori di quella cittá, entrò nella sala casotto e si assise in un ricco sedile al quale si saliva per molti gradini, e uno stormo, non so da dove uscito, di letterati, andava posando i loro terghi eruditi in alcuni seggioloni, che formavano un semicircolo.

Aveva veduti fuori dal casotto indamascato de’ servi affaccendati, che apparecchiavano de’ rinfreschi acquatici, e una gran sete mi molestava.