Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/277

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lettera confutatoria 271

e se trovate il mio nome o ch’io abbia avuta la menoma relazione con que’ reverendi da me rispettati quondam padri, levatemi la patente ch’io possiedo di potervi dire inventore e bugiardo.

Sospetto però che questa vostra franca bugia possa essere un artifizio della vostra malignitá fertilissima.

Cacciandomi voi indosso la veste talare da gesuita, averete sperato di dar maggior forza e colorito alla vostra bugia e di facilitare la credenza ne’ vostri lettori ch’io sia quell’«ipocrita» e quei «caupone», che con tutta l’industria d’altrettante bugie avete cercato di dipingermi agli occhi de’ miei patrioti e di tutto l’universo.

Non v’è uomo sopra la terra che si copra del sozzo manto dell’ipocrita, se non ha de’ progetti e delle mire di giugnere colla maschera di quel manto alla meta di qualche suo desiderio.

Ora io non ebbi mai moglie, di conseguenza non ho figli e sono debitore al mondo soltanto delle mie azioni onorate. Io non volli giammai cercare uffizi luminosi per poter torreggiare tra gl’inchini degli adulatori. Io ricusai di voler cariche lucrose, per essere innamorato della parsimonia, per non voler soggezione, per non piegare le rene nelle riverenze e per vivere nella mia libertá. Sempre sferzando soprattutto l’ipocrisia, ho logorati innumerabili quinterni di carta scrivendo dell’ardita critica morale e ognora scherzevole sui costumi della umanitá facetissima, e agli occhi miei tanto piú faceta quant’ella piú s’erge nella gravitá. Ho donati sempre liberamente tutti i miei scritti a de’ comici, a de’ librai o a quelli che l’hanno voluti stampare lusingandosi di qualche utilitá. Ho voluto tener pratica senza riserva con tutti i ceti de’ mortali, per conoscere i cuori e le teste dell’universale, considerando tutti gli uomini mio prossimo, a dispetto della accidentale differenza di nascita. Fui tre anni nell’armata, diciott’anni tra avvocati, intervenienti, notai e ministri del fòro nel palazzo della giustizia e agli studi deliziosi de’ causidici, piú per difendere lo stato e per accrescere lo stato di tre miei fratelli che avevano molti figli, che per me che non ne aveva nessuno. Ho praticati pubblicamente e privatamente