Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/291

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lettera confutatoria 285

del tribunale supremo) viene egli sulle mie tracce e mi dice all’orecchio ch’io fossi tranquillo sulla commedia, ch’essa per di lui opera era giá ripassata, e non esserci cosa che meritasse pensiero». — Che piú? Voi stesso confessate che il carattere del don Adone aveva a fare con voi quanto «quello d’un cavallo con quello d’un asino».

Caro il mio Pietro Antonio, quando dunque concederete che riguardo a me e all’opera mia niente è imputabile di ciò che la attrice vostra co’ suoi «cenni di motteggio e i suoi tocchi lanciati» vi ha fatto ingoiare, e che colle vostre sublimi perquisizioni sostenete, con una aerea, stolida e crucciosa loquacitá, d’aver scoperto? Non vi scordate giammai che dopo tutti gli esami da voi con imbecillitá proccurati, il signor Agazi ministro del magistrato di revisione, offeso nella di lui ispezione, mi commise magistralmente di non pretendere piú nulla sull’opera mia donata, e anzi di sollecitarne la rappresentazione, aggiungendomi seriamente queste parole: — Il mio magistrato non falla. — E quindi lasciatemi fare la seguente conclusione, a cui sono certo che il vostro gran cerbacone non avrá che rispondere.

I vostri uffizi da femminetta sospettosa e superba, la vostra sinderesi, le vostre esagerazioni ingiuriose contro a’ Grandi, la illusione che apparecchiaste, una dama offesa che «v’ha giurato d’esservi fatale», una venalitá comica protetta, un baratto di parte contro la mia disposizione, la scelta d’un attore che aveva con voi della somiglianza, un vestito, un’acconciatura di capelli, un gesticolare insegnato e imitato (cose tutte a me tenute celate ed eseguite sopra un palco scenario) furono le cagioni della vostra in vero troppo crudele e abborribile sciagura, che con un’industria mirabile vi tesseste. Confessate che la mia commedia non fu che un istrumento innocente, lontanissimo dall’avere la menoma relazione con voi.

Nulla ostante, dopo quattro sere d’una indegna prostituzione della vostra persona in un pubblico teatro, avvenuta per i sopraddetti clandestini spregevoli apparecchi (prostituzione ch’io non so se dolesse piú a voi che a me), voi non vedeste o non voleste vedere che in me la causa d’un avvilimento che vi siete