Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/299

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lettera confutatoria 293


Rinunzio all’amicizia di tutti gli uomini e di tutte le donne, se si trova un uomo o una donna d’onore che approvi il «colloquio» che cercaste d’avere con me col mezzo d’un comune amico in quella circostanza nella mia propria casa, sotto aspetto d’urbana amicizia, caldo caldo dall’esser stato al tribunale supremo a tentare la mia rovina con una falsa delazione riguardo a me, ch’era stata dalla clemenza di quel tribunale rispinta, e caldo caldo dall’aver fatto cadere fintamente da una scala la affascinata vostra amica, cozzatore co’ tribunali e col pubblico a volere da me, con un giro di parole inutili e con una stomachevole soverchieria, ciò ch’era reso omai impossibile dal canto mio.

Voi narrate che in quel «colloquio», estorto insidiosamente con me e nel mio proprio albergo, m’avete detto che voi non eravate «capace d’usare soverchierie a nessuno»; ma confessate che l’esservi introdotto nella mia propria abitazione in aspetto d’amicizia, colla scorta d’un comune amico onorato, in quelle circostanze, a voler da me un impossibile con de’ falsi argomenti, con della insistenza minaccevole, fu una vostra puzzolentissima soverchieria. Il darvi il titolo di «frenetico» è un darvi assolutamente il titolo meno offensivo di tutti que’ titoli che meritereste.

La storia ingenua di quel «colloquio», ch’ebbe testimonio l’onorato signor Carlo Maffei, è da me estesa con accuratezza nelle Memorie della mia vita. Voi non aveste per estendere quel «colloquio» nella Narrazione da voi scritta altri testimoni che voi, la vostra fantasia sconvolta, l’ira e l’ardente desiderio di screditarmi con un racconto menzognero e parabolano.

Io non fo confutazioni al «colloquio» da voi narrato, perocché la veritá della mia Narrazione di quello, ch’ebbe un ottimo testimonio nel Maffei, lo contraddice abbastanza; e non c’è via di mezzo: o sono io o siete voi uno storico bugiardo.

Non so tuttavia trattenermi di non dare una solenne mentita ad alcune coserelle, che da verace mentitore vi divertiste a riferire in quel «colloquio» a senno vostro narrato; e verbigrazia, leggesi nella pagina 41 del vostro letamaio di maldicenze, che parlando di me non vi vergognate a scrivere: «Egli ebbe l’impudenza di propormi che se poi gli dava libertá di