Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
ALLA FONTE
Acqua serena e tersa
Che sotto i faggi e gli elci
Scaturisci riversa
Dalle squarciate selci;
E indugi e t’inzaffiri
Nella conca profonda,
Traendo in lenti giri
Alcuna morta fronda;
Oh, quante volte, ansante,
A dissetarmi io venni,
Fra queste vecchie piante,
Ai gorghi tuoi perenni;
E a te da presso, quando
Il meriggio più cuoce,
Muto giacqui, ascoltando
La tua limpida voce!