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Ancora, in luogo di musa,
Un micio peso e poltrone,
Da carezzargli il groppone
E fargli fare le fusa.
E basta. Che c’è bisogno
D’altro? Io, quando mi vedo
In mezzo a troppo corredo,
Io, che ho da dir? mi vergogno.
Mi sembra d’essere allora,
Non il padrone, ma il servo,
E m’avvilisco e mi snervo
Dove più d’un si ristora.
Starei quassù tutto l’anno,
Come un asceta giocondo
Ch’abbia detto addio al mondo
E a quei che dentro vi stanno.
Come un Padre del Deserto,
Che appaja sereno in volto,
Dopo aver vissuto molto,
Dopo aver molto sofferto.
Questi uccelletti folletti
Mi sveglierebber col canto,
E io, da povero santo,
Benedirei gli uccelletti.