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Essa all’orecchio ti grida
Un nome, un giorno lontano,
E tu ricalcitri invano
All’Erinni che ti sfida.
Oppure, allor che tu siedi
Inutile pellegrino,
Rotto dal lungo cammino
Che insanguinava i tuoi piedi;
Siedi in recondite gole
Di monti, o in prode vacanti,
Essa ti sorge davanti,
Muta, rubandoti il sole. —
Se ancor non sazio di tutto,
Chiedesti un frutto alle cose,
Non essa, di’, s’interpose
Fra la tua mano ed il frutto?
E se piegasti la fronte
A invito d’acque profuse,
Or di’, non essa s’intruse
Fra le tue labbra e la fonte?
Ripara nel queto albergo,
Nell’erma valle, tra ’l verde:
Essa la traccia non perde,
Essa ti segue da tergo;